martedì 27 aprile 2010

Quello che di buono c'è.

In qualsiasi lavoro ci sono aspetti positivi e negativi.
Nel mio i lati positivi sono sicuramente quelli legati alla conoscenza delle persone.
Una moltitudine di persone diverse e di culture diverse che è "cibo per la mente".
I clienti, per fortuna, non sono solo quelli che ti "stressano la vita" con richieste impossibili, non sono solo quelli che partendo dal detto che "il cliente ha sempre ragione" ti trattano in modo maleducato.
Ci sono persone che entrano nella tua vita di tutti i giorni ed in qualche modo è come se diventassero parte della tua famiglia.
Ricordo un signore di mezza età, una persona all'apparenza burbera che si è come "rivelato".
Lui era un cliente abituale, uno di quelli che prenotava il pane, motivo per cui passava tutti i giorni.
Il primo impatto con lui non è stato certamente facile.
Si arrabbiava con me perché non riuscivo a capirlo.
Per quanto, io sia nata in Piemonte, non comprendo bene il piemontese.
La prima discussione con lui derivò proprio da questo.
Lui parlava solo in dialetto e si aspettava che capissi.
Non si sforzava di parlare in italiano per venirmi incontro. Semmai mi sfidava parlando in modo stretto.
Divenne una questione di principio.
Entrambi rimanevamo fermi con le nostre idee fino a quando cominciammo a sdrammatizzare e scherzare sulla questione.
Facemmo amicizia e mi "adottò" come nipote.
Quando un giorno gli comunicai che avevo dato le dimissioni e di lì a poco me ne sarei andata ci rimase molto male.
Vide la cosa come un tradimento verso la sua amicizia.
Poi spiegai lui le mie ragioni e fu contento del fatto che, in fondo, lasciavo quel posto per un accrescimento lavorativo.
Il penultimo giorno di lavoro venne a salutarmi spiegandomi che, essendo emotivo, il giorno successivo avrebbe fatto ritirare il pane dalla moglie per evitare di piangere davanti a tutti.
Ed il giorno dopo la sorpresa: mi fece consegnare dal fioraio un mazzo di fiori.
Fui io a commuovermi...

Un'altra persona che mi rimase nel cuore era una signora marocchina.
Una donna con due bellissimi e dolcissimi bambini.
Io e le mie colleghe avevamo l'abitudine, ogni pomeriggio, di farci portare il caffè dal bar vicino.
Solo che dopo qualche tempo il bar chiuse per lavori.
S. la signora marocchina, iniziò a portarci il caffè.
E quando arrivò l'estate ci fece assaggiare il the alla menta marocchino.
Si presentava in negozio con un grosso vassoio, del the e i biscotti.
Insomma ci coccolava come fossimo state delle figlie...
E' ben noto, a chi mi conosce, la mia passione per la cucina nazionale e non.
Un giorno le chiesi di insegnarmi a fare il cous cous e lei mi dette la ricetta ma una mattina arrivò con un piatto enorme di cous cous alle verdure!
Ed ogni qual volta lei si recava al suo paese per le vacanze ci spediva la cartolina e tornava con un dono per ognuna di noi.
Ma credo che il dono più grande sia stata la sua amicizia...

Poi, c'è stato il signor D. un signore in pensione.
Lui abita proprio sopra il negozio.
Sapeva che eravamo tutte donne e ogni volta che sentiva l'arrivo del camion scendeva per aiutarci a scaricare i roll.

E poi c'erano le colleghe.
Con molte di loro sono andata a fare shopping, si andava al cinema, si usciva la sera.
Ed una di loro mi fece conoscere il mio fidanzato col quale sto da 11 anni.

E' stato davvero un bellissimo periodo.

Quando hai a che fare con persone così vieni ripagata di tutto.
E credo proprio che, nonostante tutto, per nulla al mondo cambierei lavoro.




lunedì 19 aprile 2010

Eccomi. Passata la Pasqua, continua il racconto.

E anche la Pasqua è passata.
In attesa che anche il 1 Maggio arrivi, continuo con il raccontarvi il resto delle storie legate al mio primo luogo di lavoro.

Dopo qualche tempo che mi trovavo al discount, il mio titolare mi fece "traslocare" presso un altro punto vendita. Un negozietto piccolo gestito da 6 persone me compresa.
Si presentò questa necessità poiché una delle colleghe entrò in maternità e doveva essere quindi sostituita.
Conobbi così una realtà diversa dal discount.
Una realtà che non era quella del "mordi e fuggi", ma dove la commessa doveva "accudire il cliente" dedicandogli un tempo maggiore.
Inizialmente svolsi il mio lavoro presso il reparto ortofrutta e successivamente venni "promossa" occupandomi del banco gastronomia.
Imparai ad affettare, a servire i clienti, e a fare gli ordini.
La cosa che più mi spaventava era l'arrivo delle forme intere di parmigiano e grana.
E si, perché questo implicava il fatto che io dovessi anche occuparmi di ridurle in piccoli tranci.
E vi assicuro che non è semplice...
C'è tutta una tecnica.
Si inizia con l'incisione della forma, per mezzo dell'apposito coltellino, per ridurla in due metà.
Successivamente le due metà vengono aperte e poi ridotte in spicchi.
La procedura richiede precisione e delicatezza soprattutto se la forma comincia ad essere stagionata altrimenti si rischia di avere una rottura errata e la frammentazione del formaggio.
Ogni volta mi veniva la tachicardia...
Un giorno mi toccò aprire una forma da 15 chili di provolone mediamente stagionato.
Tragedia.
Non so se avete presente cosa significhi tagliare il provolone.
Questo formaggio ha forma cilindrica.
Mentre lo tagli a metà, questo rotola.
E se tieni conto del fatto che questo è stagionato... beh.
Mi si spaccò in mille pezzi.
Il risultato fu che era impresentabile.
La capo negozio mi fece esporre in vendita solo le fette che più o meno erano vendibili.
Il resto venne "imboscato" nel frigo.
Ma andava venduto in qualche modo...
Fu così che mi venne in mente di sfruttare una tecnica: impietosire i clienti.
Infatti, non appena questi mi chiedevano una fetta di provolone, scattava la scena.
Cominciavo con il raccontare che da qualche tempo mi davo alla scultura, che stavo anche diventando bravina, che mi stavo perfezionando con la scultura dei formaggi per l'appunto,
e lamentavo il fatto però che non venisse dato il giusto peso al mio ruolo di scultrice in erba.
La gente rimaneva ad ascoltare interdetta, non capiva bene dove volessi arrivare ed era a quel punto che esibivo loro le mie opere.
Come per magia facevo apparire sul bancone un pezzo di formaggio non ben definito e spiegavo loro cosa avessi voluto rappresentare.
Le persone scoppiavano a ridere, mi prendevano anche in giro ma poi sceglievano di acquistarlo!
Ricordo che un sabato pomeriggio mi accingevo a convincere una signora a comprarne un pezzo. Dopo aver svolto tutta la scenetta lei accettò e mentre le porgevo il pacchetto mi accorsi che dietro di lei si trovava il mio titolare.
Nel giro di qualche secondo mi immaginai a vagare alla ricerca di un nuovo posto di lavoro, ma poi realizzai che anche lui rideva...
Non mi sgridò mai e, anzi, mi chiese anche lui un pezzo "dell'opera" realizzata.
Avvenne così che lui prese l'ultimo pezzo rimasto...




lunedì 5 aprile 2010

Una parentesi attuale per un augurio speciale

Sabato 3 Aprile.
Negozio aperto, ore 9.01.
Mi trovo in cassa, si avvicina il primo cliente della giornata:
"Buongiorno signorina, domani siete aperti?"
Io: "Certo signore, con orario dalle 9.30 alle 13. Come tutte le domeniche"
Cliente: "Ah, bene".
Da quel momento, fino al termine del mio turno è stato un susseguirsi di clienti che ponevano la stessa domanda. Ma i cartelli non li legge nessuno?!?

Domenica 4 Aprile.
Ossia GIORNO DI PASQUA
Ore 9.29.
Sono nuovamente in cassa pronta a svolgere il mio lavoro.
Al di là della barriera casse una trentina di clienti pronti all'attacco "armati di carrello" pigiano contro la serranda che inizia a salire.

Ore 9.42
Primo cliente in cassa.
Carrello colmo, neanche stesse per scoppiare la 3 guerra mondiale...
Spesa di 145.55 €
Il cliente prima di uscire si rivolge a me con la fatidica domanda:
"Domani siete aperti?"
Io: "No mi spiace, domani saremo chiusi..."
Lui: "Oh, no... Signorina sa indicarmi un negozio aperto nei dintorni domani?"
Altra cliente interviene indicando un negozio della concorrenza e si giustifica rivolgendosi a me dicendo di esserci passata davanti e di averne letto "per caso" il cartello di apertura straordinaria.
Ma dico io... con una spesa così, domani hai anche necessità di comprare qualcosa?
Comunque...

Passano circa 15 minuti.
Altra cliente, altra domanda:
"Oggi pomeriggio siete aperti?"
Io: "Ehmm, no signora. Chiudiamo alle 13. Pomeriggio chiuso."
La signora è infastidita e non mi saluta nemmeno. Facendosi aiutare dal marito spinge via il carrello carico oltre la cassa.

Altra cliente, SOLA.
A conto terminato si accinge a pagarmi.
Io: "Sono 35.15 €"
Lei, ravanando nel portafoglio: "Uff, non ho più soldi. Qua tutti chiedono. Mai nessuno che ti dia qualcosa..."
Ed io penso che certo, magari vorresti pure ti pagassi la spesa!

Ore 12.50.
L'altoparlante annuncia l'imminente chiusura del negozio.
Madre e figlia, con fare lemme lemme svuotano il carrello.
La signora si ricorda di aver dimenticato di prendere i limoni per le fragole.
Molla tutto e, con fare altrettanto molle, si allontana verso il reparto ortofrutta.
Passano inesorabilmente i minuti, la coda si allunga ed io penso che la signora si sia persa.
O che sia fuggita con il collega del reparto.
O che sia stata rapita dagli alieni...
La gente in coda sbuffa, quelli in fondo chiedono cosa stia succedendo, mi guardano male, qualcuno mi suggerisce di chiudere il conto.
Finalmente vedo sopraggiungere la cliente. In mano non le vedo i limoni, in compenso noto un vaso di basilico, una confezione di mele, un sacchetto di pomodori.
Lentamente si avvicina "I limoni erano finiti..." dice.
Ovvio. Mancano pochi minuti alla chiusura, che si aspettava??
E ritengo anche che non ci sia proprio più alcun rispetto.

Ore 12.59.
Un gruppo di signori devono pagare 5 confezioni di acqua.
Si soffermano a leggere (miracolo!) il cartello degli orari appeso in cassa.
Commento:
"Domani chiusi?!? Ma come? Questi non lavorano mai!!"
A me verrebbe da rispondere che, in fondo, è Pasqua anche per noi!!
E poi, scusate se teniamo chiuso 4 giorni l'anno!

Non mi salutano neppure.
Han troppa fretta di andare al loro pranzo pasquale....

Comunque, care e cari colleghe e colleghi
Buona Pasqua e buona Pasquetta a tutti!!!
E riposatevi (per chi è fortunato e oggi non lavorerà) perché domani si ricomincia!

Un bacio,
Delia