lunedì 19 aprile 2010

Eccomi. Passata la Pasqua, continua il racconto.

E anche la Pasqua è passata.
In attesa che anche il 1 Maggio arrivi, continuo con il raccontarvi il resto delle storie legate al mio primo luogo di lavoro.

Dopo qualche tempo che mi trovavo al discount, il mio titolare mi fece "traslocare" presso un altro punto vendita. Un negozietto piccolo gestito da 6 persone me compresa.
Si presentò questa necessità poiché una delle colleghe entrò in maternità e doveva essere quindi sostituita.
Conobbi così una realtà diversa dal discount.
Una realtà che non era quella del "mordi e fuggi", ma dove la commessa doveva "accudire il cliente" dedicandogli un tempo maggiore.
Inizialmente svolsi il mio lavoro presso il reparto ortofrutta e successivamente venni "promossa" occupandomi del banco gastronomia.
Imparai ad affettare, a servire i clienti, e a fare gli ordini.
La cosa che più mi spaventava era l'arrivo delle forme intere di parmigiano e grana.
E si, perché questo implicava il fatto che io dovessi anche occuparmi di ridurle in piccoli tranci.
E vi assicuro che non è semplice...
C'è tutta una tecnica.
Si inizia con l'incisione della forma, per mezzo dell'apposito coltellino, per ridurla in due metà.
Successivamente le due metà vengono aperte e poi ridotte in spicchi.
La procedura richiede precisione e delicatezza soprattutto se la forma comincia ad essere stagionata altrimenti si rischia di avere una rottura errata e la frammentazione del formaggio.
Ogni volta mi veniva la tachicardia...
Un giorno mi toccò aprire una forma da 15 chili di provolone mediamente stagionato.
Tragedia.
Non so se avete presente cosa significhi tagliare il provolone.
Questo formaggio ha forma cilindrica.
Mentre lo tagli a metà, questo rotola.
E se tieni conto del fatto che questo è stagionato... beh.
Mi si spaccò in mille pezzi.
Il risultato fu che era impresentabile.
La capo negozio mi fece esporre in vendita solo le fette che più o meno erano vendibili.
Il resto venne "imboscato" nel frigo.
Ma andava venduto in qualche modo...
Fu così che mi venne in mente di sfruttare una tecnica: impietosire i clienti.
Infatti, non appena questi mi chiedevano una fetta di provolone, scattava la scena.
Cominciavo con il raccontare che da qualche tempo mi davo alla scultura, che stavo anche diventando bravina, che mi stavo perfezionando con la scultura dei formaggi per l'appunto,
e lamentavo il fatto però che non venisse dato il giusto peso al mio ruolo di scultrice in erba.
La gente rimaneva ad ascoltare interdetta, non capiva bene dove volessi arrivare ed era a quel punto che esibivo loro le mie opere.
Come per magia facevo apparire sul bancone un pezzo di formaggio non ben definito e spiegavo loro cosa avessi voluto rappresentare.
Le persone scoppiavano a ridere, mi prendevano anche in giro ma poi sceglievano di acquistarlo!
Ricordo che un sabato pomeriggio mi accingevo a convincere una signora a comprarne un pezzo. Dopo aver svolto tutta la scenetta lei accettò e mentre le porgevo il pacchetto mi accorsi che dietro di lei si trovava il mio titolare.
Nel giro di qualche secondo mi immaginai a vagare alla ricerca di un nuovo posto di lavoro, ma poi realizzai che anche lui rideva...
Non mi sgridò mai e, anzi, mi chiese anche lui un pezzo "dell'opera" realizzata.
Avvenne così che lui prese l'ultimo pezzo rimasto...




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